venerdì 19 giugno 2015

QUESTA, IN TEMPI PASSATI, LA RISPOSTA DELLA POPOLAZIONE DI CRESPINA ALLE RICHIESTE DI PARTECIPAZIONE

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Al Tempesti, da artista qual era, fu riconosciuto il compito di dirigere i restauri della chiesa, per i quali intanto era stata promossa, con successo, una colletta popolare.

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Fu sollecita la partecipazione del popolo all'evento e la risposta fu totale: per molte generazioni è rimasto impresso il ricordo della gente che per due volte andò in processione alla fornace di Belvedere per ritornare indietro, cantando litanie e laudi: il 29 luglio 1799 portando a mano 2250 mattoni appena sfornaciati e il 3 agosto successivo altri 3653, tutti necessari per i restauri della chiesa.

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Nel luglio 1802 era stato fatto un contratto con l'abate Tommaso Pagnini di Pistoia, abitante a Lucca, per un organo di sedici registri, con canne di stagno per la mostra, di piombo le altre, di legno per i bassi, e con due mantici reali, tastiera e pedaliera.


Il prezzo era di 'scudi dugento venti' e per pagarli si erano impegnati otto deputati i quali 'non già del proprio, ma con le questue e limosine che si ricaveranno dal canto de i  Maggi e delle Questue sulle Aje ed alle Case obbligandosi altresì a cantare i Maggi e di andare alle Questue suddette'.

L'abate Pagnini fu puntuale nel consegnare il bell'organo, cos' come furono puntuali nel pagamento i deputati 'maggiaioli'.

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È un fatto che appena dieci giorni dopo, il 30 aprile 1853, fu firmato un compromesso, da volgersi in regolare contratto, tra il Della Pace da un lato e i signori Bertacchi da Paule e Gregorio Della Longa dall'altro.

Il primo vendeva le vecchie fabbriche (camposanto, chiesa, campanile, canonica) al 'popolo di Crespina' da quei due signori rappresentato con obbligo perpetuo di mantenerlo al culto o ad attività esclusivamente religiose, 'per il prezzo di lire settemila e 350 o siano scudi 1.050 al netto di ogni spesa' da pagarsi in cinque anni, del cui pagamento si rendevano garanti i sopradetti signori.

Per mettere insieme questa somma si aprì una sottoscrizione con la quale si poté dare onore all'impegno assunto.

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Nel giugno 1883 il proposto Francalanci si era fatto fare dall'amico ingegnere Gregorio del Guerra un  progetto, con relazione finanziaria, 'per il restauro e l'ampliamento' della chiesa al Poggio: la spesa era prevista in lire 23.881,92.

Il proposto sapeva bene che questa volta non si poteva fare appello ad un intervento finanziario del vescovo e allora, per il Capodanno del 1884, si rivolse - ancora una volta - ai Crespinesi per aprire una pubblica sottoscrizione allo scopo di reperire i fondi necessari: chi aderiva era invitato a firmare una dichiarazione con la quale si impegnava ad una precisa offera (in denaro o prestazione d'opera) da versarsi in tre anni a cominciare dal 1885.

Il successo della sottoscrizione fu tale che si raggiunse presto un impegno di lire 18.000 e il proposto Francalanci poté iniziare le pratiche per ottenere le richieste autorizzazioni e permessi da Governo.


Notizie tratte dal libro "Crespina e il suo San Michele" di don Piero D'Ulivo